Per una nuova Scanno antica.

[message_box title=”Ricerche archeologiche e antropologiche nel territorio di Scanno (AQ)” color=”White”][/message_box]

Premessa
Il progetto “Per una nuova Scanno antica. Archeologia ed Antropologia nel territorio di Scanno” è nato sulla scia di un’iniziativa sorta nei primi anni ’90 del secolo scorso, volta allo sviluppo culturale ed alla tutela dell’area di pertinenza del Comune. Nel 2006 il Comune di Scanno ha affidato alla Società Cooperativa Matrix 96 il compito di definire una nuova proposta di ricerca, con l’intento di approfondire la conoscenza del territorio, nell’ottica di una sua piena valorizzazione. Il progetto si avvale di una stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo e del coinvolgimento del Museo della Lana di Scanno e della comunità locale.

L’èquipe di ricerca
Responsabili del progetto: Luca Alessandri (Università di Gröningen e Coop. Matrix 96), Antonio Curci (Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”), Francesca R. Del Fattore (Coop. Matrix 96), Andrea Schiappelli (Coop. Matrix 96).
Responsabili delle ricerche sul campo: L. Alessandri, F. R Del Fattore.
Rilievi: Alessandro Felici (Coop. Matrix 96)
Ricerche antropologiche a cura di: Anna Rizzo (Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”).
Operatori/studenti: S. Bandera, G. Bertuccioli, M. Carletti, E. Cimatti, C. Colasante, D. Cultrera, G. De Felice, E. di Gianpaolo, A. Felici, R. Filloramo, F. Genchi, E. Gori, D. Mastrilli, B. Ottani, G. Piccinni, Anna Rizzo, L. Stefanile, C. Tebaldi, A. Urcia.

Finanziamenti
Il progetto è, fin dall’inizio, per larga parte autofinanziato dalla coop. Matrix 96, con il sostegno dell’Università di Bologna dal 2010. Nello stesso anno è stato concesso un contributo da parte del Comune di Scanno, ad oggi non ancora erogato. Nel 2011 è stato possibile usufruire di un incentivo da parte della filiale locale della Banca di Credito Cooperativo.
Prezioso è stato inoltre il sostegno garantito negli ultimi due anni dal Corpo Forestale dello Stato e dallo stesso Comune di Scanno che hanno messo a disposizione la sede del CeRAM (Centro Ricerche Ambienti Montani), presso la frazione di Frattura, ad uso foresteria.

Intenso e generoso è stato il coinvolgimento della comunità locale che ha contribuito ospitandoci ed offrendoci aiuto e collaborazione, spesso partecipando direttamente al lavoro sul campo o mettendo a disposizione mezzi e conoscenze dei luoghi.

Campagne di ricerca: 2008-2011.
Nell’estate del 2008 sono stati effettuati alcuni sopralluoghi, dando inizio ad un primo ciclo di sistematiche indagini archeologiche. Il 2009 ha visto la formulazione di un accordo di collaborazione tra la Cooperativa Matrix 96 ed il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, con l’obiettivo di coinvolgere studenti, laureandi e laureati nello svolgimento dei lavori. Nel 2010 è stata dunque organizzata una seconda e più duratura campagna di ricognizioni, svoltasi nel mese di settembre. L’équipe, guidata dal Prof. Antonio Curci e dagli scriventi, ha svolto un’intensa attività di ricognizione.
L’esperienza è stata ripetuta anche nel mese di settembre del 2011 e poco dopo a Chieti, con la presentazione dei primi risultati, in occasione delle Giornate del Patrimonio. Il lavoro è stato a suo tempo strutturato in cinque fasi principali: 1) attività preliminari: censimento dei materiali e delle evidenze archeologiche note; 2) ricerche di superficie; 3) eventuali saggi di scavo nei siti noti; 4) progettazione ed allestimento di un Antiquarium presso il Comune di Scanno (AQ); 5) definizione di itinerari di visita storico-naturalistici.

Obiettivi
L’obiettivo finale è innanzitutto la redazione di una carta archeologica. Il rilevamento delle concentrazioni dei materiali è stato effettuato mediante gps palmare e semidifferenziale, con posizionamento in ambiente GIS e realizzazione di un database correlato. Il risultato più importante ed inaspettato, tuttavia, è consistito nell’interesse suscitato dalla presenza degli archeologi sul territorio. Intenso è stato il coinvolgimento della comunità locale che ha dato il suo contributo, partecipando direttamente alle nostre attività e mettendo a disposizione conoscenze dei luoghi, racconti e memorie. In tal senso è nata l’idea di accompagnare il lavoro prettamente archeologico ad una ricerca antropologica ed etnografica, condotta da Anna Rizzo, laureanda dell’Università di Bologna, attraverso l’osservazione delle attività quotidiane e la raccolta di testimonianze dirette (interviste, registrazioni, fotografie), associate allo studio delle fonti bibliografiche e dei documenti storici e d’archivio.

L’area di intervento e stato delle ricerche
Il comprensorio della Valle del Sagittario, con i centri che gravitano attorno ad essa, da Anversa sino al Valico di Godi, è situato lungo una delle principali direttrici di collegamento fra l’Abruzzo interno ed il Tavoliere. Area marginale e di alta quota, ha svolto un ruolo rilevante nell’ambito della sistema della transumanza, sino almeno alla prima metà del Novecento. Le prime notizie risalgono alla seconda metà dell’800 ed ai primi del secolo scorso ed interessano in particolare la zona circumlaquale, attualmente suddivisa tra i comuni di Villalago e Scanno (De Nino 1899; Colarossi Mancini 1921; Morelli 1991); tra gli anni ‘50 ed ‘80, nell’area sono attive le Università di Pisa e di Roma “La Sapienza” (Bietti , Mancini 1988; Cremonesi, Occhiolini, Bertolucci 1965; Grifoni Cremonesi 1987).
Le numerose segnalazioni e le ricerche svolte hanno permesso di tratteggiare un quadro dell’occupazione che inizia con il Paleolitico e termina con il Medioevo.

Le prime campagne di indagine
Nel 2010 e nel 2011 le ricognizioni si sono dunque concentrate nelle aree in parte già interessate da segnalazioni, tenendo anche e necessariamente conto delle condizioni di visibilità del territorio.
Le ricerche si sono svolte secondo due modalità: 1) ricognizioni a campione, cioè limitate ad aree rappresentative del territorio; 2) controllo di siti già noti in letteratura o per indicazioni da persone del luogo. Nel complesso, le indagini di superficie hanno coperto il 30% dell’area sottoposta ad analisi. I risultati, alla chiusura della seconda campagna, sono incoraggianti: più di 90 unità territoriali ricognite, 300 reperti diagnostici (ceramica, litica, metalli e vetro) raccolti e schedati ed inquadrabili tra Paleolitico medio e superiore, epoca protostorica, età tardo-repubblicana ed imperiale e medioevo.

Procedendo da sud verso nord, il valico di Godi riveste da sempre un ruolo rilevante quale punto nevralgico di comunicazione: qui doveva infatti passare la direttrice che dalla conca di Sulmona procedeva in direzione di Alfedena. I rinvenimenti sono stati molti e diffusi su di una vasta area: oltre all’industria litica (Paleolitico medio e superiore), si sono rinvenuti frammenti di ceramica d’impasto protostorica e materiale di epoca romana e medievale.
A nord-est del valico, in località San Lorenzo, sono tuttora visibili i resti di una struttura in muratura di epoca medievale, in posizione dominante sulla sottostante valle fluviale di Jovana. La collaborazione con l’Università di Bologna ha permesso la realizzazione del modello tridimensionale del castello, da tempo in precario stato di conservazione, di cui sono riconoscibili in superficie solo due corpi di fabbrica, corrispondenti al mastio e ad un bastione situato sul versante settentrionale. Tra gli elementi architettonici documentati e meglio conservati, rimangono alcune feritoie, visibili sia sulla torre che nel paramento meridionale.

A nord del castrum medievale, in località Masseria di Cristo, è stato individuato e rilevato un antico tracciato stradale, cui in parte si sovrappone la direttrice moderna. Si tratta presumibilmente della direttrice – in questo caso una “via glareata”, cioè fatta di ciottoli e piccole pietre – che, risalendo in direzione di Castrovalva dalla valle di Sulmona, si dirigeva verso il valico di Godi, attraversando la valle di Jovana.

In località “i Giardini”, nell’area nota come Palazzo della Regina, un sopralluogo aveva già messo in evidenza resti di strutture in pietra, tagliati nel 1990 dalla strada realizzata a seguito di lavori per la captazione delle fonti ivi esistenti. Lungo il sentiero moderno erano presenti tegole e materiale ceramico di epoca romana e, verso ovest, si è raccolto un frammento di impasto protostorico. Grazie alla collaborazione di un privato, è stato possibile risalire al punto dove, ancora nel 1990, venne messa in luce e fotografata una superficie pavimentata in opus spicatum, successivamente ricoperta. Nel corso di questi primi lavori è stato raccolto un frammento di parete in sigillata italica, riferibile ad una forma aperta e recante, sulla superficie interna, un marchio di fabbrica. Purtroppo, il deposito archeologico è stato pesantemente danneggiato dai lavori pubblici e da attività di scavo non autorizzate. Durante la campagna 2011 si è continuata l’operazione di pulizia, mettendo in luce il muro antistante l’area pavimentata in opus spicatum, realizzato in blocchi di calcare legati da malta. Si è provveduto inoltre a liberare parzialmente dalla vegetazione e a ripulire l’angolo nord-orientale di un ambiente posto in relazione con la zona pavimentata. Le murature in questo caso presentano, oltre alle pietre calcaree, anche tegole riutilizzate. L’area, localizzata a valle delle strutture intaccate dalla strada moderna, è situata su un terrazzo artificiale sostenuto da un imponente muro in blocchi, di forma irregolare.

Circa 250 metri più ad ovest, la realizzazione del sentiero moderno ha intaccato una serie di strutture di epoca romana, anche queste oggetto di scavi clandestini. Il lavoro di regolarizzazione della sezione esposta dai lavori ha messo in luce, in ordine storico, un primo edificio realizzato in muri di pietre a secco, in seguito colpita da un incendio e dal crollo del tetto di tegole. In un secondo momento l’area è stata parzialmente ripulita ed è stata interessata dall’impianto di altre due strutture, i cui muri vennero costruiti non più a secco, bensì allettando le pietre con malta. Questi due edifici sono solo parzialmente visibili nelle estremità est ed ovest della sezione esposta. Fra i materiali recuperati nel 2011, si segnalano un vago di collana in pasta vitrea blu, un piccolo spillone in osso e una moneta in bronzo inquadrabile nel IV sec. d.C.

Nella stessa zona ci è stato inoltre segnalato il ritrovamento fortuito, avvenuto sempre nel 1990, di sepolture con deposizione di vasi ceramici. Non si possiedono informazioni più dettagliate sul ritrovamento: il corredo è andato disperso. Devono essere inoltre menzionate due stele funerarie di epoca romana, qui recuperate in momenti diversi; la prima, ritrovata nel XIX secolo, è attualmente murata a destra della facciata della chiesa della Madonna del Carmine a Scanno. La seconda, in un primo tempo riutilizzata nella costruzione di una masseria non lontana dal luogo di rinvenimento, è stata in seguito asportata e consegnata al Museo della lana di Scanno, dove è conservata tuttora (Forni 1978). Ad un esame preliminare, i materiali rinvenuti presso il Palazzo della Regina sono complessivamente inquadrabili tra I sec. a.C e IV sec. d.C.

Tutti riferibili ad epoca medievale sono gli scarsi frammenti ceramici raccolti nei terreni localizzati sulla sponda occidentale del lago di Scanno e nel fondovalle fluviale ad est del paese moderno, nei campi coltivati situati fra la centrale elettrica e l’impianto di depurazione del torrente Tasso.

Infine, durante un sopralluogo presso lo sperone roccioso dove sorge l’odierno abitato di Castrovalva, in una ristretta area localizzata sull’estremità settentrionale dell’unità morfologica, si è individuata una concentrazione di frammenti di impasto riferibili alla tarda età del Bronzo (Mattiocco 1981; Di Giandomenico 2007). La ceramica è stata raccolta principalmente sotto i grandi massi in crollo. Appare probabile che il deposito archeologico si trovasse in origine presso la sommità della dorsale, ove il terreno è più pianeggiante e lo spazio abitativo maggiore.

Teso datato: Dicembre 2011,

Autori:

Antonio Curci (Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”, Dipartimento di Archeologia, P.zza San Giovanni in Monte 2, antonio.curci@unibo.it); Luca Alessandri (Università di Gröningen e coop.Matrix 96), Francesca Romana Del Fattore, Andrea Schiappelli (coop. Matrix 96), info@matrix96.it.

Bibliografia

Bietti A., Mancini V. 1988 (1990), Industria musteriana rinvenuta sul Monte Genzana (Scanno. L’Aquila). Risultati delle campagne di ricognizione 1984-1985, in Preistoria alpina, Museo Tridentino di scienze Naturali, vol. 24, pp. 7-36.

Colarossi Mancini A. 1921 (2006), Storia di Scanno e guida nella Valle del Sagittario, Aquila, 1921 (ristampata per conto dell’Associazione culturale “La Foce”, 2006).

Cremonesi G., Occhiolini C., Bertolucci P. 1965, Ricerche preistoriche in Abruzzo, Anno 1964, in Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, s. A. LXXII, pp. 513-514.

De Nino A. 1899, Scanno. Antichità varie rimesse a luce nel tenimento del Comune, in Notizie degli Scavi comunicate alla regia Accademia dei Lincei, Ottobre 1898, p. 425. Ristampata in Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte, III, n. 7, pp. 94-95.

Di Giandomenico L. 2007, Materiali protostorici da Castrovalava, in Grossi 2007 (a cura di), Anversa degli Abruzzi. Historia e monumenta , Chieti, pp. 253-259.

Forni G. 1978, Scanno espone le sue epigrafi, in La Foce, nn. 3-4, p. 1.

Grifoni Cremonesi R. 1987, L’area del Parco Nazionale d’Abruzzo e del pre-Parco dal Paleolitico all’età del Bronzo, in Atti del Primo Convegno Nazionale di Archeologia, Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, pp. 19-26.

Mattiocco E. 1981, Centri fortificati preromani nella conca di Sulmona, Chieti, p. 10-11, 20-22, 32-33.

Morelli G. 1991, Bibliografia di Scanno e della Valle del Sagittario, Pescara.