In vetta alla Tuscia, prima degli Etruschi (2009-2011).

[message_box title=”Ricerche archeologiche sul Monte Cimino (Soriano nel Cimino, VT)” color=”White”][/message_box]

Dal 2009 è in atto una collaborazione scientifica fra Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza – Università di Roma (Cattedra di Protostoria europea) e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale per lo scavo di un insediamento protostorico (età del Bronzo finale, 1200-950 a.C.) sulla sommità del Monte Cimino. La direzione scientifica dello scavo è condivisa fra i due enti, e vi partecipano dottorandi, studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici e del corso di laurea magistrale in Archeologia. La conduzione diretta dello scavo e parte dell’organizzazione generale sono state affidate ad archeologi della cooperativa Matrix 96.

L’équipe di ricerca.
La direzione scientifica dello scavo è affidata ad Andrea Cardarelli (Sapienza – Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità) e Flavia Trucco (Soprintendenza ai Beni Archeologici per l’Etruria meridionale) con la collaborazione di Isabella Damiani (Sovrintendenza Capitolina – Roma) e Francesco di Gennaro (Ministero per i Beni e le Attività Culturali).

La responsabilità dei settori di scavo è assunta da Barbara Barbaro, Nicola Ialongo (Matrix 96) e Andrea Schiappelli (Matrix 96). Alla conduzione del settore 4 ha collaborato anche Vanessa Poli. I rilievi del 2009 sono stati realizzati da Valentina Pignatelli e Fiammetta Sforza (Matrix 96), dal 2010 la rilevatrice è Agnese Vacca (Matrix 96).

Hanno partecipato alle campagne di scavo 2009-2011 gli studenti: Federica Aprea, Andrea Eros Leandro Arena, Alberta Arena, Raika Cannone, Tina Capuano, Claudio Cavazzuti, Maria Antonietta Ciccone, Eleonora Coppoletta, Stefano Drudi, Valentina Favorito, Rosalia Gangemi, Ilenia Gennuso, Enrico Giuffré, Donatella Granato, Veronica Lia, Francisca Lobera Corsetti, Fabiana Macerola, Daniele Maffezzoli, Valentina Miceli, Federica Napoli, Gilda Napoli, Claudia Nicoletti, Federico Nomi, Valentina Pica, Francesca Porta, Cecilia Predan, Veronica Re, Stefano Ruzza, Maria Lucrezia Savino, Andrea Scalco, Filippo Schillaci, Attilio Silvestri, Agostino Sotgia, Eleonora Storri, Claudia Tomaselli, Martina Zini.

Finanziamenti.
Nel corso degli anni le ricerche hanno potuto usufruire di risorse messe a disposizione innanzitutto dall’Università “La Sapienza” di Roma, quindi da enti pubblici (Provincia di Viterbo, Comune di Soriano nel Cimino) e in misura minore da privati (Carivit, Unicoop Tirreno), con il sostegno dell’Associazione Olim di Roma.

Storia delle ricerche.
Le prime ricerche sul Monte Cimino (1053 m slm), il rilievo più alto della Tuscia, furono condotte alla fine del XIX secolo da A. Cozza e A. Pasqui che pubblicarono la sezione di una imponente cinta muraria. Negli anni settanta e ottanta del Novecento vari studiosi, in particolar modo Francesco di Gennaro, effettuarono ricerche di superficie individuando materiali del Bronzo Finale (1150-950 a.C. circa). Fu così possibile affermare che l’insediamento protostorico sul Monte Cimino si articolava in due zone principali: un grande pianoro basale di circa 5 ha, distinto dal sottostante pendio con un gradone in parte sicuramente artificiale e un pianoro meno esteso (1/2 ha ca.), rilevato rispetto al primo di qualche metro e situato a ovest, in posizione eccentrica. Quest’ultima area, oltre ad essere circoscritta per buona parte dei versanti da pendii fortemente acclivi, era difesa ulteriormente dall’imponente recinto descritto da Cozza e Pasqui, ancora oggi facilmente riconoscibile. All’interno di questa sorta di acropoli, si eleva ulteriormente la vetta, estesa per appena poco più di 100 mq, anche essa interessata dal rinvenimento di resti di età protostorica.

Le nuove indagini: i primi risultati.
Le testimonianze protostoriche del Monte Cimino confermano che durante il Bronzo Finale l’insediamento interessava una vasta area, con estensione complessiva di almeno 5 ha, articolata in un pianoro basale ed uno sommitale (acropoli), dal quale spiccava la vetta ver a e propria. Entrambi i pianori erano dotati di difese artificiali costituite da imponenti cinte in pietrame. La presenza di reperti appartenenti all’età del Bronzo recente (1350-1200 a.C.), e forse addirittura anche all’inizio del Bronzo medio (1700-1500 a.C.), indica che l’insediamento ebbe una frequentazione più antica di cui tuttavia per ora non è possibile accertare la durata, la consistenza e il significato. Durante il Bronzo Finale l’insedia-mento dovette avere una intensa attività di vita e varie fasi di ristrutturazioni, come attestato nel settore 4 (vedi oltre).
La posizione dominante sull’intera l’Etruria meridionale costituisce uno degli aspetti più significativi e probabilmente conferisce al complesso una valenza strategica particolare, all’interno di un’organizzazione territoriale che alla fine dell’età del Bronzo vede una consistente attestazione di villaggi coevi, anche nel territorio limitrofo. L’esistenza di un complesso monumentale a valenza cultuale sulla vetta potrebbe essere dovuta anche ad attività sacrali, correlabili alla posizione dominante del luogo.
Per tutti questi aspetti l’abitato del Monte Cimino potrebbe aver assunto una valenza “politica” particolare nell’organizzazione territoriale del Bronzo Finale dell’Etruria meridionale. Alla fine di tale periodo l’insediamento appare abbandonato, analogamente a quanto accade a svariate decine di altri villaggi, prorpio nel periodo in cui su formano i grandi centri protourbani che diverranno successivamente le grandi città dell’Etruria: Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Bisenzio e Orvieto.

Conclusioni.
Le ricerche in corso sul Monte Cimino hanno dunque già raggiunto importanti risultati, sebbene ancora parziali. Il rinvenimento di imponenti strutture murarie riferibili al Bronzo Finale non erano infatti finora state evidenziate da scavi sistematici che potessero consentire il loro studio in dettaglio e la loro valorizzazione. La posizione e l’importanza dell’insediamento fanno supporre che la prosecuzione degli scavi potrà apportare una notevole crescita delle conoscenze attorno ad una problematica cruciale della protostoria italiana, quale quella del Bronzo Finale nell’alto Lazio, periodo durante il quale si creano i presupposti diretti della formazione delle più antiche città-stato d’Etruria.

Marzo 2012

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