“In vetta alla Tuscia, prima degli Etruschi”: ricerche sul Monte Cimino, campagna 2012

Sulla vetta del Monte Cimino si è da pochi giorni conclusa la quarta campagna di scavo, diretta dalla cattedra di Protostoria Europea dell’Università Sapienza di Roma insieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale. Alle ricerche, finanziate perlopiù dalla Sapienza, hanno contribuito anche quest’anno il Comune di Soriano nel Cimino e la cooperativa Matrix 96, i cui archeologi hanno coordinato sul campo gli studenti e i dottorandi dell’Università La Sapienza che hanno partecipato allo scavo.  Per le misure di sicurezza in cantiere, ci si è avvalsi anche quest’anno della consulenza della società specializzata “Pianeta Sicurezza” di Augusto Ferraioli.

La campagna di ricerche ha previsto quest’anno la prosecuzione dell’indagine nel settore 1 (acropoli del pianoro Ovest, dove si trova la torre moderna), in corrispondenza del muro di sostruzione del versante sud dell’altura. L’ampliamento e l’approfondimento del saggio di scavo aperto nel 2011 hanno consentito di verificare come il muro di epoca protostorica conservi il suo assetto originario solo a una profondità di almeno un metro dalla superificie, risultando in crollo molti dei filari superiori, forse anche a causa di rimaneggiamenti in epoca etrusca. Sempre sull’acropoli principale, indagando appena al di sotto della superficie i ripidi versanti est e ovest, è stata riscontrata l’estesa presenza di quegli strati nerastri, frutto di roghi, che caratterizzano la sequenza del deposito archeologico di questo settore. E’ quindi ormai più che probabile che l’area recintata con i muri e i massi di trachite, usata probabilmente per roghi votivi, abbia interessato nel Bronzo finale l’intera superficie della piccola altura.

Rimanendo sul pianoro ovest, è stato poi effettuato un piccolo saggio di scavo presso il margine sudest (settore 5), finora inesplorato, che ha dato esito negativo: a poco meno di un metro di profondità si trova infatti il banco roccioso, senza traccia di stratificazione archeologica.

Un secondo saggio esplorativo (settore 6) è stato condotto in corrispondenza della sella di raccordo tra i pianori occidentale e orientale. E’ stato così appurata la natura del dosso che, in continuità con la muraglia che rinforza il ciglio nord del ripiano, sembra “chiudere” la cinta sul versante ovest. Tale dosso, ben visibile nella boscaglia soprattutto alla sinistra del sentiero, non cela in realtà un vero e proprio muro, bensì una dorsale naturale del banco roccioso, che presenta però chiare tracce dell’intervento dell’uomo in epoca protostorica: sono stati infatti messi in luce due tagli paralleli lungo la cresta rocciosa e un buco di palo scavato direttamente nel sostrato, associati a reperti della sola età del bronzo. Appare dunque verosimile ipotizzare, anche per questo tratto del perimetro del pianoro, una palizzata.

La scoperta più appariscente è stata fatta ampliando l’area di scavo sul bordo meridionale del pianoro est (settore 4; età del Bronzo Finale), dove sono stati messi in luce i resti ben conservati di un grande forno, rappresentati, oltre che da ampie porzioni della cupola in terra concotta dal fuoco, da due piastre di cottura, realizzate con cura assemblando numerosi frammenti di vasi (cd. potsherds), poste sul bordo della camera di combustione, scavata al centro del forno. Nello stesso settore, è stata completata l’indagine stratigrafica a ridosso della muraglia che riveste il ciglio meridionale del pianoro, rilevando come il banco roccioso si trovi praticamente subito al di sotto dell’esteso strato di argilla concotta dal fuoco (elemento del primo sistema di fortificazione), sul quale vennero in un secondo momento scavati i buchi per i pali relativi alla nuova sistemazione del potente recinto costruito al culmine del muro.

Andrea Schiappelli, 1 Agosto 2012

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